A Marx
Nel Bicentenario della nascita, 5 Maggio 2018
Testo del Video realizzato dalla Commissione di stampa e propaganda del CC del PMLI

Sulla tomba di Marx a Highgate, Engels, che aveva cementato con lui un rapporto personale e politico degno delle “più commoventi leggende antiche sull'amicizia umana ”, con voce rotta dal dolore si rivolse così ai convenuti:
Non è possibile misurare la gravità della perdita che questa morte rappresenta per il proletariato militante d’Europa e d’America, nonché per la scienza storica.
Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana e cioè il fatto elementare, finora nascosto sotto l’orpello ideologico, che gli uomini devono innanzitutto mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi prima di occuparsi di politica, di scienza, d’arte, di religione, ecc.; e che, per conseguenza, la produzione dei mezzi materiali immediati di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo economico di un popolo e di un’epoca in ogni momento determinato costituiscono la base sulla quale si sviluppano le istituzioni statali, le concezioni giuridiche, l’arte ed anche le idee religiose degli uomini, e partendo dalla quale esse devono venir spiegate, e non inversamente, come si era fatto finora.
Ma non è tutto. Marx ha anche scoperto la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore ha subitamente gettato un fascio di luce nell’oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti borghesi che i critici socialisti.
Marx era prima di tutto un rivoluzionario. Contribuire in un modo o nell’altro all’abbattimento della società capitalistica e delle istituzioni statali che essa ha creato, contribuire all’emancipazione del proletariato moderno al quale Egli, per primo, aveva dato la coscienza della propria situazione e dei propri bisogni, la coscienza della propria liberazione: questa era la sua reale vocazione.
Marx era perciò l’uomo più odiato e calunniato del suo tempo. I governi, assoluti e repubblicani lo espulsero; i borghesi, conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gara di calunnie. Egli sdegnò tutte queste miserie, non prestò loro nessuna attenzione e non rispose se non in caso di estrema necessità. È morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionario in Europa e in America. Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera!
(Friedrich Engels, Sulla Tomba di Marx, discorso pronunciato al cimitero di Highgate (Londra) il 17 marzo 1883
 
Esattamente trent'anni dopo la scomparsa di Marx e a 4 anni di distanza dall'Ottobre vittorioso, Lenin ebbe a scrivere:
La dottrina di Marx è onnipotente perché è giusta. Essa è completa ed armonica, e dà agli uomini una concezione integrale del mondo, che non può conciliarsi con alcuna superstizione, con nessuna reazione, con nessuna difesa dell’oppressione borghese. Il marxismo è il successore legittimo di tutto ciò che l’umanità ha creato di meglio durante il secolo XIX: la filosofia tedesca, l’economia politica inglese e il socialismo francese.
(Vladimir Ilich Lenin, Tre fonti e tre parti integranti del marxismo, marzo 1913)
 
Dopo 33 anni di esaltante costruzione del socialismo in Urss, Stalin avvertiva:
Il marxismo è la scienza delle leggi di sviluppo della natura e della società, la scienza della rivoluzione delle masse oppresse e sfruttate, la scienza della vittoria del socialismo in tutti i Paesi, la scienza dell’edificazione della società comunista. Il marxismo come scienza, non può restare immobile, ma si sviluppa e si perfeziona. Nel suo sviluppo il marxismo non può non arricchirsi di nuove esperienze, di nuove conoscenze, e pertanto le sue singole formule e conclusioni non possono non mutare nel corso del tempo, non possono non essere sostituite da nuove formule e conclusioni, corrispondenti ai nuovi compiti storici. Il marxismo non conosce conclusioni o formule immutabili obbligatorie per tutte le epoche e per tutti i periodi. Il marxismo è nemico di qualsiasi dogmatismo.
(Josif Stalin, Il marxismo e la linguistica, 20 giugno-28 luglio 1950)
 
Durante la leggendaria rivoluzione che avrebbe liberato la Cina dall'oppressione imperialista e colonialista e condotto il proletariato e le masse popolari al socialismo, Mao scriveva:
Marx ha partecipato alla pratica del movimento rivoluzionario e, in più, ha creato la teoria della rivoluzione… Egli ha studiato la natura, la storia e la rivoluzione proletaria, e ha creato il materialismo dialettico, il materialismo storico e la teoria della rivoluzione proletaria. Così Marx è diventato uno degli intellettuali più completi, l’espressione più alta dell’intelligenza umana. C’è perciò una differenza radicale fra lui e coloro che hanno soltanto conoscenze libresche. Marx ha compiuto nel corso della lotta pratiche inchieste e studi accurati, ha generalizzato il tutto e ha verificato nel corso della lotta pratica le conclusioni alle quali era giunto.
(Mao Zedong, Rettificare lo stile di lavoro del Partito, 1 febbraio 1942)
 
Nel suo storico discorso “Da Marx a Mao”, il Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi spiegava:
“Il marxismo, ossia il pensiero di Marx ed Engels, ha creato una nuova cultura, quella del proletariato, che si contrappone alla cultura borghese, che è il liberalismo. Il marxismo non investe solo il pensiero, che è fondamentale per illuminare la pratica, ma anche l’azione in quanto indica la via dell’emancipazione del proletariato e di tutta l’umanità attraverso la rivoluzione proletaria, la dittatura del proletariato, il socialismo e il comunismo sotto la direzione del Partito comunista finché non viene estinto nel comunismo come lo Stato.
Il marxismo non cade dal cielo ma nasce dalla pratica, dalla lotta all’idealismo, alla religione e a ogni concezione al di sopra delle classi e della conciliazione e della collaborazione tra le classi, dallo studio della realtà e di quanto fino ad allora aveva prodotto l’umanità sui piani filosofico, economico, politico e della scienza.”
(Giovanni Scuderi, “Da Marx a Mao”, a nome del CC del PMLI, per il 40° Anniversario della scomparsa di Mao, Firenze 11 settembre 2016)
 

Il giovane Marx

 
Quando abbiamo scelto la professione – scriveva l'appena 17enne Marx nel suo tema di licenza liceale - nella quale possiamo maggiormente operare per l’umanità, allora gli oneri non possono schiacciarci, perché essi sono soltanto un sacrificio per il bene di tutti; allora non gustiamo una gioia povera, limitata ed egoistica, ma la nostra felicità appartiene a milioni, le nostre imprese vivono silenziosamente, ma eternamente operanti, e le nostre ceneri saranno bagnate dalle lacrime ardenti di milioni di uomini ”.
Karl Marx era nato il 5 maggio 1818 a Treviri, città dell'allora Prussia renana dove erano sorte le prime fabbriche della Germania e, insieme a queste, due nuove classi: la borghesia industriale e il proletariato. Frequentò il ginnasio di Treviri all’avanguardia nella diffusione degli ideali dell’illuminismo e qui rivelò grandi capacità tanto da iscriversi nell’ottobre 1835 alla facoltà di legge a Bonn, per trasferirsi un anno dopo nella capitale Berlino. Prima della partenza per Berlino Marx si fidanzò con Jenny von Westphalen, figlia di un noto consigliere governativo. Dotata di una profonda e fervida intelligenza, di eccezionali capacità umane e intellettuali, Jenny respinse senza esitazioni la via del benessere materiale, decidendo di unire la propria vita a quella di Marx, studente privo di sufficienti mezzi e senza una “posizione” nella società. Fu lei a comprendere per prima l’eccezionale ricchezza della natura di Marx, col quale condivise tutto: vita familiare e attività politica.
A Berlino, capitale del regno prussiano, Marx dedica sempre maggiore attenzione alla filosofia e alla storia. Assimilando creativamente tutto ciò che di progressista conteneva la filosofia classica tedesca, ma soprattutto Hegel per la dialettica e Feuerbach per il materialismo. Frequentando il circolo dei giovani hegeliani, ben presto acquistava notorietà grazie alla sua profonda erudizione e alla sua critica della filosofia reazionaria.
Costretto a rinunciare ai progetti di dedicarsi all’insegnamento dalla stretta antidemocratica del governo prussiano, nel 1842 Marx diventa collaboratore, prima, e redattore, poi, della “La Gazzetta renana ”, pubblicata a Colonia dall’opposizione borghese, assestando colpi devastanti al regime come mai si era visto, tanto che il governo fu costretto a sopprimerla a partire dal 31 marzo 1843.
 

Una vita da esule

 
Nell’ottobre del 1843 Marx e sua moglie Jenny riparano a Parigi. Per loro, iniziava un’esistenza da esuli politici, di indicibili privazioni e sacrifici.
Nel febbraio del 1844 i suoi articoli e lettere pubblicati sulla rivista ”Annali franco-tedeschi” segnarono il suo definitivo passaggio dall’idealismo al materialismo e dal democratismo rivoluzionario al comunismo. Formula il concetto generale della rivoluzione socialista, ossia la liberazione dell’umanità da qualsiasi oppressione sociale e politica. E nell’opera Per la critica della filosofia del diritto di Hegel pubblicata in questa stessa rivista, Marx dichiara guerra all’ordinamento costituito e indica nel proletariato quella forza sociale che è in grado di attuare la rivoluzione socialista.
Alla fine dell’agosto 1844 a Parigi Marx incontra Friedrich Engels, che aveva conosciuto per la prima volta due anni prima a Colonia alla redazione della Gazzetta Renana . Fu subito conquistato dal profondo acume filosofico di Engels, dal suo coraggio, altruismo e chiarezza di intenti, quelle doti indispensabili per un combattente proletario rivoluzionario. Iniziava così la loro splendida avventura che durerà per tutta la vita.
A quattro mani scrissero l’opera La sacra famiglia per smascherare i giovani hegeliani e l’idealismo nel suo complesso.
L'intervento congiunto del governo francese e prussiano gli valse l'espulsione dalla Francia e così fu costretto a emigrare in Belgio.
Nel suo manoscritto Breve saggio di una vita inquieta la moglie di Marx ricordava: “All’inizio del 1845, si presentò a noi un commissario di polizia che presentò l’ordine di espulsione. L’ordine recitava: Karl Marx deve abbandonare Parigi entro 24 ore. A me personalmente fu concesso un termine più lungo, che io utilizzai per vendere il mobilio e parte della biancheria. Fui costretta a vendere sottoprezzo in quanto per il trasferimento occorrevano soldi. All’inizio di febbraio, ammalata, con un terribile freddo, raggiunsi Karl a Bruxelles ”.
Intanto la famiglia Marx era cresciuta: a Parigi era nata la prima figlia Jenny, a Bruxelles la seconda, Laura, e nel 1846 il figlio Edgar. La polizia belga gli vietò di pubblicare alcunché sulla politica del paese, impedendogli così di guadagnarsi da vivere come giornalista.
Solo grazie a Engels, che rimise alla famiglia i denari raccolti con una colletta tra gli amici e conoscenti, aggiungendovi la prima parte dell’onorario per il suo libro “La situazione della classe operaia in Inghilterra ”, Marx ebbe la possibilità di continuare il suo lavoro di rivoluzionario di professione.
Nella primavera del 1845 Marx scrive le Tesi su Feuerbach , che Engels definirà “il primo documento in cui è esposto il germe geniale della nuova concezione del mondo ”, contenente peraltro la celeberrima 11a tesi: “I filosofi hanno finora interpretato il mondo in modi diversi; si tratta ora di trasformarlo ”.
Nel periodo 1845-1846 Marx ed Engels scrissero L’ideologia tedesca , nella quale per la prima volta enunciavano in modo organico i principi fondamentali della concezione materialistica della storia, della teoria dello sviluppo sociale, importanti principi del materialismo dialettico e del comunismo scientifico. Ma l'ignavia degli editori e l'ostracismo dei socialdemocratici avrebbero relegato questa fondamentale opera classica del marxismo alla “rodente critica dei topi ”, come ebbe a commentare ironicamente Marx, fino a che non fu pubblicata nel 1932, dall’Istituto del marxismo-leninismo presso il Comitato centrale del PCUS per espresso volere di Stalin.
 

Il Manifesto del Partito comunista

 
Quando nel febbraio 1848 fu stampato a Londra il Manifesto del Partito Comunista , nessuno immaginava, né l’Associazione internazionale degli operai, la Lega dei Comunisti, che aveva incaricato Marx ed Engels di redigere quel programma di partito e né i suoi due autori che pure vi lavorarono a lungo e ne curarono la stesura di ogni frase, nella consapevolezza di porre mano a uno straordinario documento storico, nessuna avrebbe allora immaginato la dirompente carica rivoluzionaria che avrebbe prodotto questo libro nella storia dell’umanità. Solo la Bibbia ha avuto una diffusione e una portata paragonabili alla sua. Il Manifesto squarcia le tenebre che ottundono le coscienze degli sfruttati e degli oppressi rileggendo l’intera storia dell’umanità da un punto di vista assolutamente inedito, che nessuno aveva mai avuto la capacità e il coraggio di proporre. Alle idee dominanti, ossia alle idee delle classi dominanti borghesi, contrappose la nuova concezione proletaria del mondo, che demolisce tabù e pregiudizi secolari inculcati dalle classi sfruttatrici come verità eterne e assolute e smaschera gli interessi di classe che stanno dietro a quelle idee dominanti.
Il Manifesto dichiara apertamente che sono i comunisti riuniti in Partito a parlare, a esporre senza sotterfugi ma con fierezza le loro idee e i loro programmi, a sfidare la borghesia col coraggio che muove chi è certo di rappresentare il futuro, e lo fanno perché i comunisti sono la parte più avanzata del proletariato, sono il partito politico più risoluto che si propone di unificare il proletariato, sostenere il suo interesse complessivo di classe, rovesciare il capitalismo e conquistare il socialismo e poi il comunismo. Il Manifesto rappresenta l’atto di nascita del movimento operaio organizzato.
La pubblicazione del Manifesto coincise con lo scoppio della rivoluzione in Europa. A Bruxelles Marx aiutava gli esuli repubblicani tedeschi dilapidando l’eredità paterna ricevuta poco tempo prima. Nominato sul campo a capo della Lega dei comunisti Marx si trasferisce a Parigi per essere al centro degli eventi rivoluzionari. Ma prima di arrivarvi, il 5 marzo, dovette subire, insieme alla moglie Jenny, un improvviso arresto, che decadde solo grazie alla montante ondata rivoluzionaria e alla protesta dell’opinione pubblica democratica. A Parigi Marx frequentava le riunioni operaie, partecipava ai comizi e alle manifestazioni di strada, ma soprattutto formò il nuovo Comitato centrale della Lega dei comunisti che si occupò della rivoluzione in Germania. Raggiunto da Engels elaborarono il programma politico della Lega sulla rivoluzione tedesca.
Il 6 aprile 1848 Marx e Engels fecero il loro ritorno a Colonia dove rifondarono la Nuova gazzetta renana , impiegando gli ultimi talleri dell’eredità paterna e la fecero diventare il più influente organo di stampa del proletariato. Come ebbe a scrivere in seguito Engels “Quello era un periodo rivoluzionario, e in un tale periodo lavorare nella stampa quotidiana è tutto un piacere. Vedi di persona l’azione di ogni parola, vedi come gli articoli colpiscono letteralmente simili alle granate e come esplode il proiettile lanciato ”.
 
Enorme importanza ebbe la pubblicazione nel giornale dell'opera “Lavoro salariato e capitale ” che raccoglieva le lezioni tenute da Marx agli operai tedeschi di Bruxelles in cui spiegava l’essenza dello sfruttamento capitalistico e le ragioni dell'antagonismo inconciliabile tra Lavoro e Capitale.
La sanguinosa repressione reazionaria prussiana riuscì a spegnere la fiamma della rivoluzione in Germania e a decretare la chiusura del giornale. Nell’ultimo numero, stampato tutto in rosso, Marx ed Engels giuravano solennemente davanti agli operai che “la loro ultima parola sarà sempre e ovunque: emancipazione della classe operaia! ”.
Gli fu intimato di lasciare la Francia nel giro di 24 ore e fu così che con la sua famiglia non gli rimase che trasferirsi in Inghilterra, dove vigevano il regime parlamentare, diritti e libertà borghesi.
 

L'esilio a Londra

 
Fin dall’inizio dell’emigrazione a Marx risultarono precluse le cattedre universitarie, le case editrici, le redazioni dei giornali e delle riviste. Con gran fatica riuscì a trovare un appartamento a Londra, dove peraltro provvide ad accogliere e aiutare i profughi politici fuggiti dalla Germania. Qui nacque il quarto figlio, Heinrich. Pochi mesi dopo, cacciata per morosità, la famiglia Marx cambiò più di una volta residenza fino a stabilirsi in un misero appartamento nel quartiere di Soho. Sei anni vissuti in un angusto ambiente consistente in una stanza e un bugigattolo. Solo la modesta eredità lasciata dalla madre di Jenny consentì alla famiglia di trasferirsi nel 1856 nella parte nord-occidentale della città.
Eletto presidente del comitato socialdemocratico degli emigrati, Marx li aiutava con tutte le sue forze a trovare lavoro, a ottenere la casa e organizzava sottoscrizioni. Ricostituì il Comitato centrale della Lega dei comunisti e trasformò la sua casa in un centro per l’organizzazione della difesa degli imputati comunisti al processo di Colonia inscenato dal regime prussiano.
Nell’opera Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 definisce la rivoluzione la “locomotiva della storia ” e qui per la prima volta usa il termine “dittatura del proletariato ” quale sinonimo di potere politico in mano al proletariato. Nell'opera seguente, Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte , facendo un bilancio della repubblica francese trae la lezione che mantenendo il potere della borghesia è impossibile liquidare lo sfruttamento della classe operaia: dopo la vittoria nella rivoluzione, il proletariato non può avvalersi dell’apparato statale borghese, con tutte le sue istituzioni militari, burocratiche, create per la sottomissione delle masse popolari ma deve distruggerlo.
Per fronteggiare le miserevoli condizioni in cui versavano Marx e la sua famiglia, Engels si trasferì a Manchester, costretto a lavorare come contabile nella ditta del padre in modo da inviargli regolarmente buona parte del suo stipendio di impiegato (e in seguito socio) della ditta. Dette così a Marx la possibilità di dedicarsi interamente all'attività scientifica e politica, arrivando persino a scrivere a firma dell'amico diversi articoli per riviste come il New York – Daily Tribune affinché i sia pur modesti compensi finissero direttamente a Marx.
 

La direzione della Prima Internazionale e la Comune di Parigi

 
Il rafforzamento del movimento operaio in diversi paesi d’Europa e dell’America creò le condizioni necessarie affinché la solidarietà del proletariato con i fratelli di classe si trasformasse in spinta alla lotta comune, all’unità nazionale e internazionale. Il 28 settembre 1864 presso la St. Martin’s Hall, a Londra, varie centinaia di operai e emigrati rivoluzionari riuniti per manifestare la loro solidarietà con l’insurrezione polacca del 1863, fondavano la Prima Internazionale. Marx viene eletto membro del futuro Consiglio generale. Alla fine di ottobre dello stesso anno Marx stende le bozze del manifesto-programma e degli statuti e il discorso inaugurale. L’indirizzo e i nuovi statuti provvisori da lui redatti vengono approvati all’unanimità. In essi si legge: “Il grande compito della classe operaia è diventato la conquista del potere politico ”; “La classe operaia possiede il numero; ma i numeri pesano sulla bilancia solo quando sono uniti dall’organizzazione e guidati dalla conoscenza ”; “L’emancipazione della classe operaia deve essere l’opera della classe operaia stessa; che la lotta per l’emancipazione della classe operaia non è una lotta per privilegi di classe e monopoli, ma per stabilire eguali diritti e doveri e per abolire ogni dominio di classe ”.
Al suo interno Marx si batté decisamente contro i tentativi degli anarchici di trasformare l’Internazionale in un “semplice comitato di corrispondenza”, rinunciando a qualsiasi disciplina di partito. La ferma e sapiente lotta politica contro Bakunin porterà all’espulsione degli anarchici dalle file del movimento operaio che pure li aveva visti fin lì maggioritari in alcuni paesi come Spagna e Italia e al loro smascheramento come una delle tante varianti del liberalismo e individualismo borghesi.
Il 18 marzo 1871 gli operai di Parigi insorti presero il potere nelle loro mani e sul municipio di Parigi fu issata la bandiera rossa. Per la prima volta nella storia la classe operaia andava al potere.
Marx salutò con entusiasmo l'impresa eroica dei comunardi che, come scrisse, "davano l'assalto al cielo " e riconobbe subito l'importanza storica della Comune, quantunque fosse consapevole dei suoi limiti ed errori.
Tuttavia la nera coalizione degli Stati europei più reazionari affogò nel sangue la Comune operaia. Ne La guerra civile in Francia approvata all’unanimità dall'Internazionale, Marx non si limitava a stendere un bilancio e a trarre preziosissimi insegnamenti da questo avvenimento storico ma approfondiva la teoria marxista sullo Stato dando così a Lenin l'opportunità di scrivere nell'immediata vigilia della Rivoluzione d'Ottobre la fondamentale opera “Stato e rivoluzione ”, nella quale egli dedica un intero capitolo all'analisi di Marx sulla Comune e insieme ricostruisce puntigliosamente il percorso dell'elaborazione di tale cruciale teoria sullo Stato citando più e più volte Marx ed Engels in contrapposizione aperta ai revisionisti e ai traditori socialdemocratici. "La Comune, specialmente, -scrivevano Marx ed Engels nella Prefazione del 1872 al Manifesto - ha fornito la prova che "la classe operaia non può impossessarsi puramente e semplicemente di una macchina statale già pronta e metterla in moto per i suoi propri fini ""
"La Comune dovette riconoscere sin dal principio che la classe operaia, una volta giunta al potere, non può continuare ad amministrare con la vecchia macchina statale; che la classe operaia, per non perdere di nuovo il potere appena conquistato, da una parte deve eliminare tutto il vecchio macchinario repressivo già sfruttato contro di essa, e dall'altra deve assicurarsi contro i propri deputati e impiegati, dichiarandoli revocabili senza alcuna eccezione e in ogni momento ".
Engels avvertirà: "Questa distruzione violenta del potere dello Stato esistente e la sostituzione ad esso di un nuovo potere veramente democratico, è descritta esaurientemente nel terzo capitolo della Guerra civile ”; “lo Stato non è in realtà che una macchina per l'oppressione di una classe da parte di un' altra, nella repubblica democratica non meno che nella monarchia ”. "Tra la società capitalistica e la società comunista, - concludeva Marx, - vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell'una nell'altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico di transizione, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato ."
Marx spiegava che l’emancipazione dei lavoratori dalla sfruttamento e dall’oppressione capitalistici è impossibile senza il partito rivoluzionario, forte di un programma scientifico. Spiegava che la sconfitta dei comunardi non rappresentava la fine della lotta di classe ma un nuovo inizio: “Parigi operaia, con la sua Comune, sarà celebrata in eterno come l’araldo glorioso di una nuova società ”. Infine, lui, che si era caricato sulle spalle il duro quotidiano lavoro organizzativo, politico e ideologico di direzione della I Internazionale e aveva accolto a casa molti comunardi sfuggiti alla repressione, concludeva il suo intervento con queste profetiche parole: “Il resto della mia vita sarà dedicato al trionfo delle idee sociali, le quali, e in ciò noi siamo profondamente convinti, presto o tardi condurranno al trionfo del proletariato in tutto il mondo ”.
 

Il Capitale

 
Consapevole che il regime economico costituisce la base sulla quale si erige la sovrastruttura politica ed è all'origine della divisione in classi, della lotta di classe e della stessa contrapposizione tra idee e concezioni del mondo, Marx si gettò anima e corpo nello “studio dei rapporti di produzione della società capitalista, borghese ” considerati “nella loro origine, nel loro sviluppo e nella loro decadenza ”. Il suo fu un lavoro ciclopico, durato fino alla morte: cominciato con la raccolta e l'indagine di uno sterminato materiale originale, proseguito con la critica ragionata e con lo sviluppo scientifico materialistico e dialettico dei risultati più avanzati raggiunti dall'economia classica inglese e infine terminato con la elaborazione di un'organica dottrina economica, quale parte integrante della nuova concezione proletaria del mondo. Seppur sull’orlo della miseria e afflitto da una salute sempre più cagionevole, Marx lavorava con una costanza e un’abnegazione impareggiabili. Come egli stesso diceva lo faceva a “turni”, di giorno al British Museum, di notte sui manoscritti nella sua stanza di lavoro per pubblicare Il Capitale , che non caso fu salutato come la Bibbia della classe operaia proprio perché rappresenta l'opera di economia politica spartiacque dal punto di vista teorico tra l'era della borghesia e del capitalismo e l'era del proletariato e del socialismo. Grazie al Capitale , il proletariato disponeva finalmente della dottrina del plusvalore, fonte del profitto, fonte della ricchezza della classe dei capitalisti e nel contempo dello sfruttamento operaio, ed era quindi in grado di smascherare gli imbrogli che gli economisti borghesi propinavano per giustificare la schiavitù salariata.
Polemizzando con gli economisti borghesi che magnificavano il capitalismo per essere riuscito a imprimere un prodigioso e insuperabile salto nell'organizzazione economica e nell'accumulazione della ricchezza sociale, egli puntava l'indice sul prezzo inaccettabile pagato: “La produzione capitalistica sviluppa quindi la tecnica e la combinazione del processo di produzione sociale solo minando al contempo le fonti da cui sgorga ogni ricchezza: la terra e l’operaio ”.
Riferendosi alla sua opera Marx così la paragonava: “Si tratta certamente del missile più tremendo che mai sia stato scagliato in testa ai borghesi ”.
Il suo fu un lavoro talmente lungo e complesso che i volumi II e III videro la luce solo dopo la sua morte grazie all’acuta e fedele opera di revisione e completamento compiuta sui manoscritti da Engels.
Minato fisicamente dall'esilio, che era costato la morte a tre dei suoi figli, poi all'amata moglie Jenny e infine alla primogenita Jenny e sfibrato dall'infaticabile lavoro teorico e politico, il 14 marzo 1883 Marx si addormentava placidamente per sempre in poltrona al suo tavolo di lavoro.
 

L’eredità di Marx vive nel PMLI

 
Per il PMLI il pensiero di Marx è quanto mai attuale, tutt'altro che un’ideologia ottocentesca oramai superata dalla storia, come vanno cianciando la borghesia e suoi servi revisionisti e riformisti.
Il 13 marzo 1983, a Firenze, il Comitato centrale del PMLI celebrava solennemente il Centenario della scomparsa di Marx con una pubblica Commemorazione tenuta dal compagno Mino Pasca. E in quello stesso anno deponeva una corona di fiori rossi sulla sua tomba presso il cimitero di Highgate con la scritta: “Al grande Maestro del proletariato internazionale Karl Marx con devozione profonda da parte del Comitato centrale del Partito marxista-leninista italiano”. L’omaggio alla sua tomba sarà ripetuto più volte da vari dirigenti e militanti del PMLI.
Nell’aprile 1991 i compagni Erne e Caterina visitano la sua casa natale a Treviri in Germania, deponendo alcune copie de “Il Bolscevico” sulla sua scrivania.
Il PMLI celebra il 150° Anniversario del Manifesto di Marx Engels con un documento dell'Ufficio politico dal titolo: “Un'opera fondamentale per trasformare il mondo e se stessi” e il 27 marzo 1998 a Firenze le Cellule “Marx ed “Engels” organizzano un dibattito tenuto dalla compagna Claudia Del Decennale, Responsabile del PMLI per la Toscana.
Nel 124° Anniversario della scomparsa, una delegazione di militanti e simpatizzanti del PMLI, guidata dal compagno Denis Branzanti, Responsabile del Partito per l’Emilia-Romagna, commemora Marx a Riccione, dove si trova un busto eretto in sua memoria nel giardino della biblioteca comunale. Una Commemorazione che da allora la Cellula “Stalin” di Rimini ripeterà puntualmente ogni anno.
Nell’agosto 2017, in occasione del Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, il delegato del Comitato centrale, compagno Erne, nella visita ai luoghi di nascita e morte di Lenin rende omaggio a Marx per sottolineare il filo rosso che lega il fondatore del socialismo scientifico alla reallizzazione del primo Stato socialista.
Il PMLI porta i ritratti di Marx in piazza nel 2008 in occasione del 190° Anniversario della nascita. Il 25 Aprile a Milano, Firenze, Roma e Catania, il 1° Maggio a Pomigliano (Napoli) e Ravenna. E poi a Roma il 16 ottobre 2010 nella più grande manifestazione della storia dei metalmeccanici indetta dalla Fiom.
 
Marx ed Engels spiega Lenin: “Educarono la classe operaia a conoscere se stessa, a prendere coscienza di se stessa, e alle chimere sostituirono la scienza ”. (vol.2p10)
Marx è vivo e i marxisti-leninisti italiani continuano a levare oggi quel grido di guerra contro il capitalismo che concludeva Il Manifesto del partito comunista : “I comunisti sdegnano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. Essi dichiarano apertamente che i loro scopi non possono essere raggiunti che con l’abbattimento violento di ogni ordinamento sociale esistente. Tremino pure le classi dominanti davanti a una rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla da perdere in essa fuorché le loro catene. E hanno un mondo da guadagnare. Proletari di tutti i paesi, unitevi! .”
 
 

2 maggio 2018